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II volume riflette sulla crisi del mondo socialista di fronte alla guerra e sull'incapacità di evitarla nonostante la retorica degli anni precedenti. In un'ottica comparata a livello europeo, i saggi analizzano l'interazione tra rappresentati e rappresentanti e il grade di condizionamento che il sindacato riusciva ad esercitare su classi dirigenti che, pur rimanendo fortemente autonome nei processi decisionali, cominciavano a confrontarsi con le esigenze della società di massa, assurta a nuovo attore politico. Uno dei filoni centrali del volume riguarda lo sviluppo dell'idea di nazione e il modo in cui questa categoria del pensiero politico interagisce con il socialismo e con la classe proletaria, che alla prova dei fatti faticherà a far emergere un protagonismo autonomo e conflittuale con quello d Ile classi dirigenti. Gli autori esplorano anche i dibattiti interni ai sindacati sulla possibilità di interdire le decisioni politiche, il linguaggio che distingue le opzioni politiche concrete da altre soltanto retoriche e le diverse posizioni sulla guerra che maturano durante il procedere degli eventi. I casi nazionali presi in esame nel volume sono quelli di Italia, Francia, Gran Bretagna, Germania e Austria-Ungheria. All'Italia sono stati dedicati due saggi per illustrare, oltre alla posizione della CGdL, anche quella dell'USI, la centrale sindacale dei sindacalisti rivoluzionari.